Nato in una notte di quasi estate, sotto il segno del Cancro.
Un’idea che mi porterà certamente da qualche parte, forse in maniera molto differente da come potrei mai immaginare ora.
Una voglia di schiudermi e buttarmi nella mischia, come mai in precedenza.
Un battesimo senz’acqua, ma col ritmo di una canzone, “Tinseltown in the rain” dei The Blue Nile.
Una canzone sconosciuta diventata una compagna quando, in una piovosa mattinata a poche ore dal volo di rientro, sorseggiavo un pessimo caffè in uno Starbucks di Dublino.
Pausa per decidere il da farsi, capelli umidicci, odore di plastica bagnata di ombrelli; un sospiro di relax fra gli avventori, un’occhiata al barista di un magnetismo innaturale come mi è capitato poche volte in vita, e questa canzone. Con orecchio distratto prima, via via più attento poi. Lo stupore di scoprirla precedente la mia nascita. Forse in attesa del momento migliore per la sua scoperta: le ultime ore in una terra in cui affondano le mie radici più antiche, la soddisfazione di un viaggio in solitaria, una poltrona comoda, un ragazzo a cui non ho nemmeno rivolto la parola ma che mi piace pensare abbia avvertito la medesima cosa.
Una versione metropolitana del celebre battito d’ali di farfalla dall’altra parte del mondo. Sappiamo come possiamo influenzare perfetti sconosciuti? La risposta è no. Quel barista ha contribuito nel creare un momento perfetto nella vita di una ragazza senza nome, tanto da renderlo protagonista del primo post di un blog nascente lontano da qualunque attività stia ora svolgendo.
Quanti potremmo aver fatto lo stesso? Quante volte potrei averlo fatto io stessa?
“Tinseltown in the rain
All men and women
Here we are, caught up in this big rhythm”.
(Tinseltown sotto la pioggia / tutti gli uomini e le donne / eccoci, catturati in questo grande ritmo)